martedì 17 marzo 2009

Vita quotidiana e libertà.


(A. Durer, Adamo ed Eva, 1504)


















“[…]La scienza dello spirito distingue sette manifestazioni evolutive della Terra. La prima viene detta «saturnia», la
seconda è quella «solare», la terza è la «lunare»: ci troviamo ora nella incarnazione «terrestre» della Terra. Queste
quattro manifestazioni planetarie abbracciano l’evoluzione del sistema solare (il nostro cosmo di appartenenza) dai
primordi ad oggi e sono concomitanti al lunghissimo processo di evoluzione dell’uomo.
L’incarnazione di Saturno è servita a porre i fondamenti del corpo fisico umano (costituito inizialmente di solo
calore e che è andato condensandosi, fino all’odierna consistenza, nel corso di queste metamorfosi planetarie);
l’incarnazione del Sole ha aggiunto il secondo arto costitutivo dell’essere umano, quello delle forze vitali o corpo
eterico, cioè le capacità di crescita e riproduzione; l’incarnazione della Luna ha reso possibile la terza dimensione,
che è quella dell’anima o corpo astrale, con tutte le facoltà di movimento, reazione a stimoli e sensazione: istinti,
brame e passioni.
Posto questo triplice so strato - che troviamo unilateralmente manifesto nei tre regni di natura: il minerale (corpo
fisico), il vegetale (fisico ed eterico) e l’animale (fisico, eterico e astrale) - siamo ora nella quarta incarnazione della
nostra evoluzione planetaria, la Terra propriamente detta, che porta su di sé il compito evolutivo globale, cioè il
karma, dell’incarnazione dell’Io, il quarto membro costitutivo dell’archetipo dell’essere umano.
Una volta edificati gli involucri fisico, eterico e astrale come triplice «conditio sine qua non» per l’evoluzione
umana, l’incarnazione-Terra ha come meta il pieno conferimento dell’Io all’essere umano. E’ quindi importante
capire cosa sia l’Io e che cosa aggiunga ai precedenti arti costitutivi: l’Io conferisce alla compagine umana la libertà,
l’autonomia individuale, la capacità responsabile di portare il karma, la capacità di distinguere e operare il bene e il
male3. E’ questo dunque un karma che avvolge l’umanità intera.
Possiamo allora dire che il karma della Terra è la libertà, perché la libertà è il carattere fondamentale dell’Io, è il
carattere sommante che ne riassume tutti gli aspetti, compreso l’amore. L’amore è un altro modo di avverare il
mistero della libertà, perché soltanto un essere libero e indipendente è in grado di amare.
Questo karma complessivo dell’umanità e della Terra viene espresso in tutte le grandi mitologie, in tutti i testi sacri.
Pensiamo alla Genesi, dove il primo movimento dell’evoluzione terrestre verso l’individuazione viene chiamato
«peccato originale»4: purtroppo questo passo della Bibbia è stato interpretato in chiave negativa, come se indicasse
qualcosa di moralmente non buono che l’uomo avrebbe potuto evitare.
Il peccato originale è invece la caduta nella frammentazione, è lo staccarsi dell’anima umana dalla matrice
primigenia, è l’inizio del cammino verso la libertà. In altre parole, l’umanità ai primordi dell’evoluzione terrestre era
una sostanza animica unitaria effusa nel cosmo intero, in una condizione che è stata sempre descritta come
paradisiaca: bisognava, però, che essa lasciasse questo paradiso di comunanza e si inserisse sempre di più nella
materia, ormai densa e consolidata.
La materia è il «principium individuationis»: soltanto grazie alla materia ciascuno di noi è nettamente e
definitivamente distinto da un altro essere. Quindi la caduta nella materia è il presupposto universalmente umano per
rendere ogni uomo indipendente e singolo, capace di accogliere l’Io e il karma individuale.
Al contempo la caduta segna l’inizio delle incarnazioni e caratterizza tutta la prima parte dell’evoluzione che
trova il suo punto di svolta nell’incarnazione dell’Essere solare, il Cristo, nel Gesù di Nazareth: le forze dell’Io Sono
(«Logos» e «Io Sono» sono i due nomi esoterici del Cristo nel vangelo di Giovanni) penetrano nell’umanità e ha
inizio per tutti la seconda parte dell’evoluzione, il cammino di risalita.

Nei vangeli si parla di reincarnazione e karma?
Potremmo chiederci: se è vero che il Cristo è venuto proprio a portare questa svolta evolutiva nella
consapevolezza umana, come mai nei vangeli, per esempio, non si trova nulla di tutto ciò?
Non possiamo qui trattare dell’origine ispirativa dei testi sacri che l’umanità possiede5, ma, in relazione al tema
del karma, possiamo dire che nella misura in cui l’essere umano evolve secondo libertà, egli sviluppa al contempo un
organo conoscitivo, una capacità più illuminata di lettura che gli consente di scoprire nel testo evangelico cose che
prima non vedeva.
La reincarnazione, nei vangeli, c’è o non c’è? C’è per chi la vede e non c’è per chi non la vede! Se tutti possiamo
constatare che nei vangeli non esiste nessuna affermazione esplicita contro la reincarnazione, non possiamo però
nemmeno dire che essa venga affermata palesemente.
Non è nemmeno vero che nei primi secoli del cristianesimo fosse così chiara e evidente la convinzione della
reincarnazione: ci sono solo accenni e lo stesso Origene, a cui ci si rifà come a una personalità convinta della
reincarnazione, esprime pensieri che non è facile riferire esplicitamente alla reincarnazione. Quindi già nei primi
secoli cristiani la prospettiva delle ripetute vite terrene non vive nella coscienza occidentale.
Dall’altro lato va sottolineato il fatto che non è vero che il dogma cattolico contenga la non-reincarnazione, non è
vero che faccia parte del dogma cattolico che la vita sia una sola. La chiesa cattolica (parlo di cattolicesimo, ora, non
di cristianesimo) non ha mai definito questa questione, non ha mai detto l’ultima parola: la questione della
reincarnazione è pertanto aperta. Perciò un cattolico che sia convinto della reincarnazione non è un «eretico» perché
non va contro nessun dogma della chiesa cattolica.
C’è sempre stata, però, l’opinione comune (si chiama proprio opinio communis, in teologia) dei teologi cattolici e
cristiani, soprattutto dell’ultimo millennio, che l’uomo viva una volta sola; ma un’opinione teologica comune non
basta per fare un dogma.
Il senso storico di questo dilemma è che l’umanità occidentale doveva vivere un lungo periodo di tempo senza la
consapevolezza della reincarnazione: questo buio dello spirito ha consentito il libero procedere verso il materialismo
che, una volta raggiunto il suo apice, pone le migliori premesse perché singole individualità, per un autentico e libero
impulso, possano riscoprire antichi tesori di sapienza con piene forze di coscienza.
Una consapevolezza scientifica della reincarnazione - così come la consente, appunto, la scienza dello spirito -
non può essere un fenomeno di massa: come Parsifal non trovava la risposta perché non era ancora in grado di porre
la domanda, così soltanto chi porta incontro ai testi sacri delle autonome premesse conoscitive, risultato di tanti sforzi
e di tante prove, scopre cose che prima non aveva nemmeno intravisto6.
La gioia del riconquistare le conoscenze più profonde dell’evoluzione a partire dalle forze individuali della nostra
libertà non porta con sé un atteggiamento di ostilità nei confronti delle confessioni religiose o delle chiese: «chiesa» è
anima di gruppo, è lo strumento necessario per gli esseri umani che hanno bisogno di una conduzione dall’esterno.
Questo bisogno c’è stato, ma è anche evidente che, prima o poi, esso dovrà cessare: uscendo dal «gregge» il
singolo essere umano impara a stare saldo sulle sue gambe. Sarebbe karmicamente errato, inoltre, pretendere dalla
chiesa, in quanto istituzione, il riconoscimento della scienza dello spirito che, come tale, si rivolge soltanto
all’individualità autonoma del singolo e pertanto non può avere come interlocutori o referenti delle realtà di gruppo,
gerarchicamente organizzate.
Il rapporto sociale degli esseri umani fra loro passa, per evoluzione, da una condizione ecclesiale, comunitaria, di
stampo animico ad un’interazione organica e vivente degli esseri, possibile soltanto al livello libero e autoreggentesi
dello spirito, dell’Io. La piena autonomia del singolo è l’unica base reale per la fondazione di comunità fra gli esseri
di oggi e di domani.
Reincarnazione e metempsicosi
Dopo quanto abbiamo detto è bene chiederci come mai R. Steiner dica che l’operare stesso del Cristo
nell’interiorità degli esseri umani ha fatto scomparire l’antica consapevolezza della reincarnazione, del tutto
insufficiente per una umanità che vive dopo l’evento del Cristo.
A chiarimento di questo consideriamo alcune differenze fondamentali tra il modo di concepire la reincarnazione
nell’Oriente precristiano e quello che sorge oggi in occidente in chiave cristica:
1. la prima differenza sta nel fatto che l’Oriente aveva mantenuto più a lungo dell’Occidente l’antica
chiaroveggenza atavica e il conseguente convincimento della reincarnazione: questa consapevolezza aveva un
carattere automatico, spontaneo, offerto «per grazia» a ogni essere umano, senza essere una conquista delle libere
forze conoscitive. La tradizione si basava dunque sulla memoria diretta e precisa del prenatale.
Ora, proprio questo carattere istintivo doveva scomparire per dare la possibilità a ogni singolo essere umano di
riconquistare la consapevolezza della reincarnazione non per tradizione, non per convincimento di anima di gruppo,
ma in base a un cammino di pensiero gestito individualmente e liberamente. E’ questo un primo motivo del perché,
con l’avvento del Cristo, è andata gradualmente scomparendo l’antica coscienza della reincarnazione;

2. un secondo aspetto di diversità sta nel fatto che la tradizione orientale non poteva storicamente portare in sé
una vera e propria esperienza dell’Io: non che l’induismo e il buddhismo non avessero intuito a livello conoscitivo la
realtà dell’Io, ma mancavano ancora le forze reali stesse dell’Io - e quindi la possibilità di sperimentarle veramente -
perché il Cristo, l’Io Sono, non era sceso ancora sulla Terra a portarle.
Perciò dove a noi sembra che in Oriente si parli di reincarnazione in realtà si parla di metempsicosi, cioè del
trapasso di una sostanza animica da una corporeità all’altra, di trasmigrazione di correnti astrali e non di un vero e
proprio cammino dello spirito umano, cioè dell’Io individuale.
Oggi, grazie alla scienza dello spirito che pone come impulso fondamentale del divenire le forze del Cristo, sorge
di fatto per la prima volta nell’umanità la consapevolezza della reincarnazione dell’Io, dell’individualità libera che
decide sempre di nuovo di ricostruire una «casa» corporea a misura sua. Questo è un pensiero cristico perché parla ad
ogni essere umano sulla faccia della Terra, senza distinzioni di cultura, di razza o di religione.
La parola «Cristo» ha assunto un peso europeo e occidentale divenendo sinonimo di un patrimonio religioso e
culturale che, anche se dichiara di volgersi all’umanità intera, si muove secondo il criterio delle confessioni e lo
difende: ma il Cristo può essere chiamato l’Essere del Sole, l’Essere della Terra, l’Essere della Libertà, l’Essere
dell’Amore... L’evento del Cristo non si è avverato per generare «cristiani», ma per rigenerare uomini; […]”

(da “Karma e libertà. Nella vita quotidiana”, di Pietro Archiati, 1997 L’Opera Editrice srl Via A. Serranti, 51
00136 Roma)

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