sabato 20 giugno 2009

VERSUS






















"...L'uomo erra, quando non trova l'essenza delle cose o degli eventi che lo coinvolgono: prepara a sè l'angoscia e la paura, come conseguenze della dissonanza dell'anima con la realtà. La realtà campeggia invero oltre l'apparire fisico, èmetafisica nel suo essere fisica: è insieme l'essere dell'essenza e il suo apparire. La menzogna è l'apparire privo di essenza: ma non v'è che l'uomo che possa restituire a tale apparire l'essenza. E' il compito dell'uomo libero intuire inizialmente in concetti l'essenza delle cose, degli eventi, della natura. L'essenza invero è il Logos, la verità delle cose.
Non esiste realtà che non abbia fondamento, o essenza, nell'interiorità umana, nella serie dei concetti che l'uomo si forma nella zona superiore della coscienza: zona nella quale vive non solo tale serie di concetti, ma soprattutto la dinamica del loro formarsi, per virtù di un Io superiore a quello ordinario. Normalmente l'uomo non sa come si formano in lui i concetti. L'uomo razionale, l'uomo logico, per coerenza cognitiva, dovrebbe cominciare a saperlo. Che egli non lo sappia, oggi, è il massimo male umano. Il contrapporsi della coscienza quotidiana alla fonte della propria realtà, è la sorgente della sofferenza.
La sofferenza peraltro ha il compito di orientare la ricerca interiore dell'uomo verso la vita delle essenze, che egli reca nella zona pura dell'anima, perciò quasi sempre celate alla coscienza ordinaria: sono le essenze che egli via via si va formando, senza averne consapevolezza. Deve compiere un ben determinato eserciziodi pensiero, per scoprire in sè un concetto, o un'essenza, o un contenuto-sintesi della realtà. Quasi sempre egli attinge a qualcosa che si è andato formando mediante l'intuito stimolato dalla quotidiana esperienza. L'avversione della coscienza alla propria fonte superiore, il cui affermarsi la priverebbe del meccanismo dell'inerzia e degli appoggi psochici correlativi, gli impediscono di scorgere in sè il luogo della nascita delle essenze e della propria libertà interiore. Egli ha nebsì il concetto di "leone", o di "albero", ma non sa come si sia formato in lui: ignora l'elemento universale intuito, òa lo usa a un livello inferiore, quello del rappresentare, come se a tale livello conservasse l'universalità. Questa non può esserci nel concetto astratto o morto.
Deve scorgere in sè la folgore dell'intuito puro, per comprendere come nell'anima in realtà si manifesti l'essenza delle cose che vede intorno a sè create. Si manifesti, o nasca. Egli può sperimentare un potere-pensiero, che non conosce barriera fisica, nè psichica: scaturisce dalla pura fonte della vita ed esige fluire nell'umano, non perchè necessiti di movimento, o come lampo, che egli ha come lampo di pensiero, ma è più che pensiero: è vita creatrice. E' dapprima il pensiero conquistato allo stato puro e, allo stato puro, intensificato: è allora l'essenza dell'essere, di ogni essere. Cessa di essere pensiero: diviene forza di luce, percepibile come volontà creatrice. Naturalmente è il germe di una realizzazione che attende l'uomo: è il germe del miracolo."
(Massimo Scaligero, "Meditazione e miracolo", Ed. Mediterranee)

1 commento:

  1. L'Io che l'uomo dice di essere non può essere l'Io, se non nel pensiero vivente ancora da lui non conosciuto. ;)
    Ciao, enza

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