lunedì 19 gennaio 2009
La mia vita (R.Steiner)
“L’esperienza di ciò che si può vivere nel mondo dello spirito era sempre stata per me una cosa naturale, mentre l’afferrare il mondo sensibile mediante la percezione mi cagionava le più grandi difficoltà: era come un non poter riversare l’esperienza animica tanto a fondo negli organi sensori da congiungere pienamente anche con l’anima quanto i sensi sperimentavano.
Ciò si mutò completamente dal principio del mio trentaseiesimo anno in poi. La mia capacità di osservazione per le cose, gli esseri e gli avvenimenti del mondo fisico subì una metamorfosi nel senso d’una maggiore esattezza e penetrazione, tanto nel campo scientifico, quanto nella vita esterna. […] Si destò in me un’attenzione, prima inesistente, per tutto ciò che si percepisce coi sensi; i particolari mi divennero importanti; sorse il sentimento che il mondo dei sensi avesse da rivelarmi qualcosa ch’esso soltanto può rivelare. E considerai come un ideale l’imparare a conoscerlo unicamente attraverso ciò che esso ha da dire, senza che l’uomo vi introduca nulla, né col pensiero, né con altro contenuto dell’anima sua propria.
Mi accorsi di sperimentare un punto di svolta della vita umana molto più tardi di quanto non avvenga di solito per altri. Ma mi resi conto che ciò aveva per la vita dell’anima conseguenze ben determinate. Scoprii che gli uomini, passando troppo presto dal lavorìo animico nel mondo spirituale all’esperienza del fisico, non giungono ad afferrare in purezza né il mondo spirituale né il mondo fisico. Mischiano di continuo istintivamente quanto le cose dicono ai loro sensi con ciò che l’anima sperimenta attraverso lo spirito e che da essa è poi adoperato per “rappresentarsi” le cose.
Con l’esattezza e l’acutezza dell’osservazione sensibile mi era dato ora l’accesso ad un mondo totalmente nuovo. L’affrontare il mondo sensibile oggettivamente, libero da ogni elemento soggettivo dell’anima, rivelava qualcosa su cui la visione spirituale non aveva nulla da dire.
Ma ciò a sua volta riproiettava la sua luce sul mondo dello spirito, poiché, mentre il mondo dei sensi rivelava il proprio essere nella percezione sensibile stessa, era data alla conoscenza la contrapposizione per la quale apprezzava lo spirito, puro da ogni elemento sensibile, nella sua piena peculiarità.
Tale esperienza agiva sulla vita dell’anima in modo particolarmente incisivo, perché si manifestava anche nel campo della vita umana. La mia capacità di osservazione si concentrò allora ad accogliere in modo assolutamente oggettivo, attraverso la pura visione, ciò che in una persona mi si presentava. Evitavo scrupolosamente di criticare in qualsiasi modo ciò che gli uomini facevano, o di lasciar sorgere qualche simpatia o antipatia nel mio rapporto con loro; volevo semplicemente lasciare che l’uomo, così com’era, “agisse su di me”.
Mi risultò presto che osservare il mondo in tal modo ci introduce veramente ne mondo spirituale. Nell’osservare il mondo fisico si esce completamente da noi stessi; e, appunto grazie a ciò, si rientra nel mondo spirituale con un’accresciuta capacità di osservazione spirituale.”
(da “La mia vita”, Rudolf Steiner, cap. XXII, Editrice Antroposofica, Milano, 1987. Op. Om. n.28).
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