lunedì 23 febbraio 2009
Una fiaba per la pittura ad acquerello...
LA PRINCIPESSA CANDORE
C’era una volta un Regno, lontano lontano, sopra il monte più alto della Terra, così in alto che era completamente immerso nel cielo e più in alto non si poteva, perché le torri del castello avrebbero toccato il Sole e le stelle. Ed il Sole era così vicino che tutti i colori si erano riempiti di luce tanto da non distinguersi più l’uno dall’altro.
Là viveva una principessa bellissima; era luminosa e raggiante, come tutte le cose e gli abitanti di quel regno. Per questo il re alla sua nascita l’aveva chiamata “Candore” e le aveva posto sul capo una coroncina di diamanti. Tutto in lei risplendeva della luce più chiara e più pura: la sua pelle era bianca, come fiocchi di neve ed i suoi capelli erano fini, come fili di seta e d’argento. La regina allora le cucì un abito, tessuto con lana di nuvola e ricamato con piccole perle.
La principessa aveva per compagna una colomba: anch’essa era tutta bianca e, con i suoi dolci canti, sapeva raccontarle molte storie. Quelle che la principessa preferiva narravano dei mille colori che avvolgevano le cose della terra sotto il monte, dove ogni giorno la colomba scendeva.
Il vento guidava le sue piumose ali ed essa sorvolava i mari e le valli. Quando era stanca, si posava per ristorarsi e per scegliere piccoli doni da portare alla principessa Candore. Erano innumerevoli i viaggi che compiva, poiché si era accorta che i suoi canti rendevano più lieta la fanciulla. Viaggiò così spesso, che le sue zampette, toccando il suolo, ed il becco, che portava i doni, si erano tinti di un caldo colore arancio.
La principessa infatti non poteva scendere fin là, poiché così bianca e lucente com’era, nessuno avrebbe potuto avvicinarla senza restarne abbagliato.
Di ritorno da uno dei suoi viaggi, un giorno la colomba portò in dono un rametto di pesco, appena fiorito.
La fanciulla, che cresceva e diveniva ogni giorno più bella, quando lo prese tra le dita, subito se ne innamorò e guardando quei delicati fiori, le nacque nel cuore- per la prima volta -un desiderio:
- Oh, se la mia pelle fosse rosea come i tuoi petali! Oh, se queste tenere foglie potessero verdeggiare dove poso il mio piede!-
In quel regno così vicino al cielo e alle stelle, i desideri del cuore molto spesso divenivano realtà: ecco dunque comparire sulle bianche gote della principessa un bel colorito vivace ed anche il prato dove essa camminava diventò tutto verde !
-Vola ancora, cara colombella, fammi un altro dono, te ne prego.- disse la principessa alla sua amica, ed essa partì.
Di ritorno la colomba, che si era riposata sulle sabbiose rive dell’oceano, le portò in dono un pezzetto di rosso corallo e due gocce di azzurro mare.
-Oh, che fervido e magnifico colore avvolge questo corallo! E quali profondità si celano nelle azzurre trasparenze di quest’acqua! Come vorrei…. -
Ma non riuscì ad esprimere completamente tutto il suo stupore, che già, tra le parole, le labbra si tingevano di rosso ed i suoi occhi di azzurro e potevano finalmente vedere ora il cielo sfumato di blu.
Quella sera la principessa si addormentò presto, felice e gioiosa come non era mai stata, e fece lunghi sogni, tutti colorati.
- Colombella, è già mattino! Vola veloce e lontano e portami ancora un altro dono!-
Fu questa la prima frase che disse al suo risveglio alla sua amica, e l’attesa del ritorno le fece conoscere l’impazienza.
Nella valle la primavera era già molto avanti e nei campi gli uomini e le donne lavoravano per falciare le messi. La colomba trovò facilmente di che ristorarsi e, scelti i piccoli doni, ripartì verso il candido regno. Nel becco portava una spiga di grano d’orato ed un rametto di odorosa lavanda.
-Chicchi di sole raggiante mi hai portato, colombella mia cara! Ed insieme a questo delicato profumo violetto si intrecciano ricordi e speranze! -
E mentre diceva queste parole, si mise la spiga tra i capelli, che iniziarono a biondeggiare e a trattenere i raggi del sole, ed il rametto, che aveva posato sul suo grembo, le tinse di violetto il bel vestito.
-Colombella mia cara, ora và ancora, portami un ultimo dono, affinchè io possa desiderare qualcosa per il mio regno!
La colomba volò a lungo questa volta, perché non riusciva a riconoscere quale fosse il dono più adatto. Si lasciò trasportare dai venti, le sue ali non si opposero alle tempeste, finchè, ritornate brezze di sereno, vide qualcosa di immenso che balenò nel cielo, come se un magico arco avesse scoccato una freccia per descriverne l’ampia curva. Trovata la colorata freccia la prese nel becco per tornare là, dove era attesa.
-Grazie colombella cara, questo è tra i doni il più generoso.
Porgerò dunque questa freccia magica al mio valoroso arciere: egli per sette volte la scoccherà dalla torre più alta, ed ogni colore, con il suo splendore, finalmente avvolgerà tutto il reame, e tutti insieme nella loro armonia ci farnno ascoltare i cori degli angeli.
(Laura della Gatta)
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