venerdì 13 febbraio 2009

POESIE D'INVERNO e voci


L'usura del corpo si svende
fra petali densi d'arsura
se filtrano l'aria che tende
l'aurora, la vita ventura

e semina tempo agli umani
ardori che ondeggiano miti
fra folle svanite ed inani
riscritte su fogli sbiaditi.

Il segno dell'epoca assente
si scorge, con sforzo, lontano:
è fulgido resto perdente,

gioiosa foresta d'ontano
sul fiume nascosto, ridente
che ora ti prende per mano.

(Giancarlo Cimino)



Io ora vedo argentati arbusti e rami
rinsecchiti, che umidi riposano, partiti al sole.
Tra quanto torneranno,
con rinnovate fronde?

(Laura della Gatta)



D’argento la caligine
s’accende all’età viva
nel dare la vertigine
che più da lungi arriva.
Arbusti e rami secchi
si volgono all’ossuto
bulicame dei vecchi,
poiché non è taciuto.
Ridona lustro all’abito
che fu lucente seta,
dischiudi tosto l’adito
alla vita segreta.

(Giancarlo Cimino)


…e allora se scosto la tenda turchina,
se guardo sempre lo stesso albero dalla stessa finestra…
il presente ora dona picchiettante grandine agli stessi occhi…
e oltre vedono allegre e lanute capre solleticare agili gli scogli erbosi.
E già sono oltre…

(Laura della Gatta)

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